Il vero scopo del DL.112-2008 è ridurre l'assenteismo o penalizzare il pubblico dipendente?


16 Luglio 2019 | di Michele Ramundo

Il vero scopo del DL.112-2008 è ridurre l'assenteismo o penalizzare il pubblico dipendente? Il Decreto-Legge 25 giugno 2008, n. 112: "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno 2008 - Suppl. Ordinario n.152/L, come ben sappiamo, riduce lo stipendio in caso di malattia del dipendente per assenza dal lavoro fino a 10 giorni consecutivi, e per tutte le volte che si inizia un periodo di malattia.
Lo scopo dichiarato dal legislatore per cui questa legge fu emanata era quello di combattere l'assenteismo dal lavoro per i dipendenti pubblici. E addirittura, se la memoria non mi inganna, perfino qualche magistrato, negli anni immediatamente successivi, sentenziò in qualche causa che il prelievo sullo stipendio era lecito, perchè utile alla causa della lotta contro l'assenteismo.
 
Ora passiamo alle mie osservazioni.
 
1^ osservazione
La scelta di penalizzare le assenze brevi, va a colpire tutti quelli che, ad esempio, durante l'inverno contraggono patologie influenzali che più o meno, nella stragrande parte dei casi ha una durata inferiore ai 10 gg.
Peccato che nella altrettanto stragrande maggioranza dei casi, questa patologia viene acquisita per contagio nel posto di lavoro, soprattutto per chi lavora a contatto con molte persone (esempio tipico: l'insegnante).
Conclusione: nella maggior parte dei casi il dipendente viene penalizzato per una patologia contratta sul posto di lavoro perchè è a contatto con soggetti che, per cause lavorative, gliela possono trasmettere. Quindi, una tale situazione potrebbe essere equiparata a un danno (biologicamente temporaneo, ma ecomicamente ricorrente) per causa di servizio.
 
2^ osservazione
E' arcinoto a tutti che puntualmente ogni anno, nei periodi invernali, le patologie influenzali si manifestano come fenomeni di massa perche' colpiscono milioni di persone con percentuali variabili intorno al 2-5% (a volte più, a volte meno, a seconda della virulenza dei micro organismi). Ciò significa che scientificamente questo e' un fenomeno fisiologico nella naturale biologia della vita umana. Quindi la legge 112-08, punisce il malcapitato che fisiologicamente viene interessato da questo tipo di malattia.
Conclusione: questo per me significa che questa legge fatta dall'uomo (cioè Brunetta & company) è in contraddizione con la natura biologica della vita umana perchè nemmeno con le vaccinazioni si puo' prevenire al 100%.
E, ancora, questo per me significa che chi ha fatto questa legge o ignora le leggi della natura (denotando una carenza culturale inopportuna per un soggetto istituzionale che ricopre quel ruolo) o ha voluto deliberatamente ignorarle (e allora, ancora peggio, nascondendo obiettivi non etici per un soggetto che sta, a suo dire, governando un paese nel 3° millennio).
 
3^ osservazione
Secondo la Costituzione italiana, un cittadino della repubblica è innocente fino a prova contraria, pertanto non potrebbe essere condannato a priori senza che qualcuno non abbia dimostrato la sua colpevolezza.
Orbene, alla luce delle mie 2 osservazioni precedenti, la legge 112-08 punisce a priori, senza alcuna possibilità di difesa, il dipendente (che teoricamente dovrebbe essere ancora un cittadino della Repubblica Italiana, ... o non lo è più?), penalizzandolo economicamente perchè prende un virus mentre esercita onestamente la sua funzione lavorativa sul posto di lavoro. La scusa della lotta all'assenteismo, alla luce di queste osservazioni, mi suona come una vera e propria "caccia alle streghe" di stampo medioevale, e come tale, anche la legge 112-08 mi da questa netta sensazione. Un vero e proprio abuso di tipo medioevale che elude i diritti del cosiddetto "cittadino della repubblica italiana" e che assomiglia molto di più a un editto medioevale emesso da un signorotto dell'epoca e che quindi fa tornare indietro la storia del diritto di parecchi secoli (almeno per quanto riguarda la legge in questione).
 
4^ osservazione
Ma c'è di più. Oltre alla decurtazione economica dello stipendio, c'è anche una ulteriore penalizzazione che riguarda le fasce orarie di reperibiltà per la visita fiscale.
Se ben ricordo, la legge, nella versione inizialmente promulgata, prevedeva ben 11 ore giornaliere di reperibilità per la visita fiscale (giorni festivi compresi). Ergo, sia per gli impiegati a full-time e sia per quelli a part-time, era prevista una reperibilità di ben 77 ore/settimana (orario da negrieri, direi, o per usare un linguaggio più politicamente corretto, risultato di una politica molto aggressiva contro il lavoratore dipendente) a fronte di una richiesta contrattuale di disponibilita' lavorativa (e quindi di contropartita retributiva) di 36 h/settimana per i lavoratori con contratto a tempo pieno o 18 ore/settimana per quelli a tempo parziale.
Successivamente, dopo varie modifiche effettuate per contrastare questo palese eccesso, si è passati all'attuale regime di 7h/g corrispondente a 49h/settimana che sono comunque ben oltre l'orario di lavoro contrattualmente previsto (cioè rispettivamente 36 o 18 h/settimana).
Come si giustifica questa richiesta di disponibilità extra-contrattuale, visto che, in questo contesto, non c'è alcun riferimento a degli ipotetici strumenti di compensazione straordinaria?
Anche questo aspetto della legge 112-08 ha il sapore di appropriazione indebita del tempo della vita di un dipendente.
 
5^ osservazione
Se è vero che ci sono abusi da parte di qualche dipendente che potrebbe assentarsi dal lavoro per finte malattie, è anche vero che l'amministrazione statale dispone di un apposito sistema di controllo (ad esempio, la visita del medico fiscale) che ha anche un certo costo per remunerare chi esegue questo controllo. Se il legislatore ritiene che questo metodo sia inefficace, perchè non interviene in questo ambito anzichè scegliere la strada più facile di penalizzare tutti indiscriminatamente?
Non è che trattenere circa 10 euro al giorno su qualche milione di giornate di lavoro all'anno dei dipendenti pubblici, fa semplicemente molta più cassa rispetto ai costi da affrontare per conseguire un miglioramento del servizio di controllo?
E non è che è molto più facile fare un prelievo automatico anzichè complicarsi la vita a studiare come rendere più efficace il sistema di controllo?
 
6^ e ultima osservazione
La cosa che tuttavia mi stupisce di più è che, nonostante queste mie osservazioni non facciano uso di informazioni segrete o sconosciute ai più, ma per lo più siano di pubblico dominio, a parte qualche pallido tentativo da parte di qualcuno (ben presto poi rientrato), poi non ho sentito nessuno che abbia usato (o se lo ha fatto, non ne ho sentito il riverbero mediatico) argomentazioni simili alle mie osservazioni su riportate (malattia causata dal servizio, malattia come fenomeno fisiologicamente naturale nelle sue dimensioni, presunzione di innocenza fino a prova contraria, orario di reperibilità superiore all'orario contrattuale) per protestare in modo più convinto contro questa legge che a me sembra un vero e proprio sopruso.
Personalmente, siccome ho sempre ritenuto che le mie osservazioni non siano del tutto prive di buon senso, ho segnalato verbalmente più volte anche al sindacato queste mie osservazioni. La dirigenza sindacale mi ha risposto che è molto complicato attivare azioni di contrasto contro questa legge (e probabilmente contro le leggi in generale), per cui a me, come singola persona, non rimane altro che cercare di sensibilizzare altri su questa tematica (come sto cercando di fare con questo articolo).
E, a proposito di complicazioni burocratiche, visto il quadro di sottofondo che ho evocato per descrivere e commentare la legge in questione, mi sovviene alla mente il personaggio di Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, al quale bisognerebbe rivolgersi per districare i garbugli burocratici che la "moderna" legislazione ci impone di sopportare.
 
Grazie a tutti per la vostra attenzione.
 
 
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Michele Ramundo,  laureato in Ingegneria Elettrotecnica presso l'università di Padova, Master in "Ricerca didattica e counseling della formazione".
Attualmente insegnante di Matematica nella scuola secondaria di 2°grado (in passato anche di Elettronica ed elettrotecnica, Matematica e Fisica).
Formatore di insegnanti dal 1999 sulla didattica delle mie materie e sulla comunicazione nella scuola. Esperto di didattica CLIL (con 2 pubblicazioni, una conferenza e una borsa di studio), di progetti educativi (tra cui "Educazione all'uso dello smartphone" nell'a.s.2018-19 e sul quale ho tenuto una conferenza per la mia scuola) e di didattica ludica.
Molte collaborazioni con le università come professore a contratto e come consulente dei test di ingresso. Collaboratore in progetti formativi scuola-università e in attività di divulgazione scientifica (2 edizioni di "Notte dei ricercatori").
Più volte membro nelle commissioni dei concorsi a cattedra degli insegnanti.
 
 


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