15 Ottobre 2012 | di Redazione Centro Studi Gilda
Il maldestro tentativo del Governo con la Legge di stabilità di imporre agli insegnanti della scuola secondaria di primo e secondo grado l’aumento di 6 ore settimanali (il 33% dell’attuale orario), intervenendo a “gamba tesa” nella materia contrattuale, riprende un luogo comune sull’orario di insegnamento dei docenti italiani che “lavorerebbero” meno dei loro colleghi europei/Ocse. Luogo comune, piuttosto banale, che tutti gli insegnanti hanno avuto modo di sentire ripetuto in numerose occasioni.
Sarebbe veramente importante che ogni insegnante fosse consapevole dell’importanza, anche quantitativa, del proprio lavoro e fosse sempre informato e pronto a rispondere a chiunque: politici, opinione pubblica, genitori, alunni, anche ai parenti e agli amici, e a contrastare il luogo comune che il docente italiano insegna per poche ore. In effetti i dati Ocse dell’ultimo decennio indicano le ore annue d’insegnamento dei docenti italiani fondamentalmente nel range della media europea e mondiale.
Altrettanto importante è difendere il principio che il lavoro dei docenti è paragonabile con lavori omologhi e non con altri sia del Pubblico impiego che del Privato. L’insegnamento è un’attività intellettuale come quello dei docenti universitari, per la quale sono considerate poche ore settimanali di docenza, poiché è certo che la lezione non è che la punta di un iceberg dove si trovano studio, ricerca, approfondimento. E’ sempre stato così, storicamente ed è così in ogni parte d’Europa.
Il dossier dell’Ocse del 2007, ma vale anche per i successivi, precisa che i regolamenti che riguardano l’orario di lavoro dei docenti variano da paese a paese (ci sono paesi che definiscono il complesso delle ore di lavoro dei docenti: insegnamento più aggiuntive più attività funzionali, in altri solo le ore settimanali di insegnamento, in altri ancora le ore aggiuntive e funzionali sono normate formalmente a parte, ecc.). In questa precisazione si capisce la difficoltà dei ricercatori a costruire dei dati comparabili.
In ogni caso il dossier Ocse del 2007 riporta la media dell’orario d’insegnamento nella scuola primaria in 803 ore annue, mentre nel dossier 2012 (Tabella 1) sono 782 (calcolate su tutti i paesi Ocse) e 758 (limitatamente ai 21 paesi UE). Per la scuola primaria italiana l’Ocse indica 770 ore annue di insegnamento.
Per la secondaria di primo grado la media del 2007 è di 664 ore, mentre nel 2012 è di 704 (calcolate su tutti i paesi Ocse) e 660 (limitatamente ai 21 paesi UE). Il docente della scuola media italiano insegna per 630 ore annue secondo l’Ocse.
Per la secondaria di secondo grado la media del 2007 è di 664 ore, mentre nel 2012 è di 658 (calcolate su tutti i paesi Ocse) e 629 (limitatamente ai 21 paesi UE). Il docente italiano delle superiori insegna per 630 ore annue secondo l’Ocse.
Tenuto conto della premessa, che ci dice chiaramente della difficoltà della costruzione della tabella e quindi della precisione dei dati, che cioè piccole variazioni non sono indicative, chiunque legga i dati senza secondi fini si rende conto che, per quanto riguarda le ore di lezione, l’insegnante italiano lavora tanto come i colleghi dell’Ocse e addirittura di più di quelli dei 21 paesi UE.
Inoltre l’esame dei dati incrociato con i giorni lavorati e la metodologia scelta per calcolare l’orario di insegnamento presenta un’incongruenza che non si riesce a spiegare. Infatti il dossier 2007 dice che: “Per orario di insegnamento si intende il numero di ore per anno che un insegnante a tempo pieno dedica ad un gruppo o ad una classe di studenti, secondo le indicazioni della normativa. Di solito è calcolato il numero dei giorni d’insegnamento per anno moltiplicato per il numero di ore d’insegnamento giornaliere ... Alcuni paesi, tuttavia, forniscono stime dell’orario di insegnamento basate sui dati di un’indagine.”
Nella tabella D4.1 si legge che i giorni di lezione della scuola italiana sono calcolati in 175 distribuiti in 39 settimane, in realtà in Italia i giorni di lezione sono 200, come prevede la normativa.
Infine bisogna ricordare che l’orario di lavoro dell’insegnante italiano, non calcolato dall’Ocse, comprende:
- 40+40 ore annue per le attività collegiali;
- un numero cospicuo, e con l’aumento delle classi e degli alunni in ogni classe continuamente in aumento, di ore funzionali all’insegnamento che comprendono: preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, correzioni degli elaborati, rapporti individuali con le famiglie (attività dovute ai sensi dell’ art.27, comma2 del CCNL 2002-2005 e non comprese nelle 40+40);
- formazione e aggiornamento (anche quello sulla sicurezza);
- scrutini ed esami compresa la compilazione degli atti relativi alla valutazione.
Quanto lavorano, allora, complessivamente i docenti italiani?
Uno studio del 2005 condotto in provincia di Bolzano, su di un campione piuttosto consistente, ha rilevato che i docenti di ruolo lavorano 1.660 ore in un anno (divise per le settimane di lezione che sono 33 il conto è di 50 ore settimanali!).
Di cosa si occupano in tutte queste ore gli insegnanti italiani? L'elenco delle attività è ovviamente lunghissimo. Quelle che assorbono maggiormente maestre e professori sono le lezioni curricolari con gli alunni, 'la programmazione e la preparazione delle lezioni' -attività svolte prevalentemente a casa-, i corsi di aggiornamento e di autoaggiornamento, e la cosiddetta “elaborazione/valutazione/documentazione”. Ci sono poi i compiti da correggere, i colloqui con i genitori, le riunioni, gli scrutini e gli esami e mille altre attività che spesso tengono a scuola i docenti ben oltre l'orario canonico.
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