Attenzione stanno scippando le attività di laboratorio alla scuola pubblica per privatizzarle!

Ancora una volta nel mondo della scuola si introduce una riforma per mascherare il vero intento del legislatore, cioè l'intenzione di tagliare posti di lavoro per il personale attualmente in servizio a favore di esternalizzazioni e consulenze esterne


09 Gennaio 2014 | di Anna Rita Allegrini

Attenzione stanno scippando le attività di laboratorio alla scuola pubblica per privatizzarle! Ancora una volta nel mondo della scuola si introduce una riforma per mascherare il vero intento del legislatore, cioè l'intenzione di tagliare posti di lavoro per il personale attualmente in servizio a favore di esternalizzazioni e consulenze esterne.

Il Riordino degli Istituti Tecnici andrà a regime il prossimo anno scolastico 2014/2015 e la sua introduzione ha causato un notevole taglio negli organici dei docenti di fascia C cioè delle discipline che riguardano le attività pratiche di laboratorio. Alcune classi di concorso non sono state neanche previste nei nuovi indirizzi, senza neanche fornire alcuna indicazione sulle sorti a cui sono destinate le persone ritenute non più necessarie nel Sistema Scolastico Italiano. (Ad eccezione del recente tentativo di inserire questo personale tecnico specializzato nel grande calderone delle riconversioni sul sostegno)

Occorre innanzitutto sottolineare che il taglio delle ore di laboratorio fa parte di un disegno molto più ampio, che va ben oltre il problema della riduzione delle ore di insegnamento in laboratorio per gli Insegnanti Tecnico Pratici.

Il rinnovamento degli istituti tecnici va inquadrato, all'interno della cooperazione europea per la costituzione di un sistema condiviso di istruzione e formazione tecnico-professionale e, più in generale, in coerenza con gli impegni assunti dal nostro Paese a seguito del Consiglio di Lisbona del 2000.

La Direttiva n. 57 del 15 luglio 2010 che emanava le linee guida definite, in relazione al primo biennio degli istituti tecnici e la Direttiva n. 4 del 16/1/2012 che emanava le linee guida per il secondo biennio e il quinto anno, introducono moltissimi elementi di innovazione e taluni sono anche molto ambiziosi. Agli istituti tecnici è affidato il compito di far acquisire agli studenti non solo le competenze necessarie al mondo del lavoro e delle professioni, ma anche le capacità di comprensione e applicazione delle innovazioni che lo sviluppo della scienza e della tecnica continuamente produce.

Esaminando le linee guida che definiscono l'impianto del nuovo ordinamento degli Istituti Tecnici possiamo leggere che:
1. si parla di incentivare le attività laboratoriali;
2. si stanno inserendo nell'Istruzione tecnica del Sistema Scolastico Italiano le certificazioni riconosciute anche a livello europeo e internazionale, in base ai principi definiti dall'Unione Europea ''al fine di favorire la mobilità lavorativa e la promozione della formazione lungo tutto l'arco della vita'';
3. si parla di alternanza scuola-lavoro per far acquisire concretamente saperi e competenze.

Naturalmente non si possono criticare i principi che hanno ispirato il passaggio al nuovo ordinamento, quello che vogliamo contestare sono i tempi e le modalità con cui viene attuato il Riordino degli Istituti Tecnici. Da una parte i tagli agli organici ed in particolare alle cattedre degli insegnamenti di laboratorio sono stati introdotti con estrema determinazione e puntualità e dove rimasti gli ITP sono stati progressivamente umiliati e relegati a ruoli pressochè subalterni, da un'altra parte sappiamo benissimo che la scuola italiana non è ancora pronta a recepire le direttive Europee e nell'attuazione delle linee guida stiamo assistendo a semplici sforbiciate alle attività didattiche (basta anche guardare i nuovi libri di testo proposti dalle case editrici). L'attuazione di tutte le direttive previste dal Riordino avrebbe dovuto comportare una vera e propria rivoluzione negli Istituti Tecnici, ma così non è stato, fino ad ora ci siamo fermati alle apparenze. Non si vedono ancora tutte le innovazioni tecnologiche e metodologiche che avrebbero dovuto rendere competitiva l'Istruzione Tecnica Italiana, anzi, chi nella scuola ci vive tutti i giorni, si accorge che addirittura i contenuti della normativa che definisce il riordino sono poco conosciuti.

Chi attualmente lavora negli Istituti Tecnici sa benissimo che:
1. le proposte di utilizzo di strumenti informatici nelle aule in alternativa al luogo ''Laboratorio'' sono di difficile, se non improbabile attuazione generalizzata almeno in tempi ravvicinati;
2. saranno richiesti enormi investimenti economici per dotare tutte le scuole di nuove attrezzature informatiche quali Lim, Notebook o Tablet e contemporaneamente si smetterà di utilizzare la maggior parte dei laboratori che fino ad oggi sono stati allestiti e mantenuti in efficienza grazie ad investimenti talvolta anche cospicui;
3. notevoli costi saranno previsti per finanziare la formazione dei docenti ''teorici'' che dovranno imparare ad utilizzare in autonomia le strumentazioni tecnologiche, non a caso stiamo assistendo alla nascita di nuove professioni e nuovi settori di mercato per supportare la didattica 2.0 e la diffusione dei testi elettronici;
4. nello stesso tempo si stanno accantonando molti docenti che hanno acquisito sul campo professionalità altamente specializzate, molto spesso certificate da titoli di studio e da titoli professionali acquisiti nel corso dell'attività lavorativa, quindi perfettamente in grado di guidare gli alunni nello sviluppo delle attività pratiche a costo zero per le istituzioni scolastiche, perchè attualmente in servizio con contratti a tempo indeterminato.

Sempre con riferimento a quanto attualmente avviene negli Istituti Tecnici è necessario effettuare una serie di ulteriori considerazioni:

- considerato che, molto spesso, le attività di Alternanza Scuola-Lavoro (limitate ad una o al massimo due settimane in un anno scolastico e non sempre riservate a tutti i componenti di una classe), offrono una visione troppo limitata allo studente che viene incaricato di svolgere mansioni poco qualificate oppure marginali, che non si avvicinano nemmeno lontanamente al livello di specializzazione ottenuto con le attività interdisciplinari di laboratorio realizzate a scuola;
- considerato, inoltre, che si parla di far gravare sulle famiglie una parte del costo delle dotazioni tecnologiche necessarie per poter diffondere in modo capillare l'uso di nuove metodologie nella didattica, come previsto dal D.L n. 179/2012 art. 11 comma 1c) [1]; vediamo quindi che si stanno diffondendo casi in cui le scuole chiedono contributi economici alle famiglie per poter partecipare a sperimentazioni del tipo ''Classi 2.0'' e per l'acquisto di libri e materiali didattici interattivi e multimediali;
- considerato, infine, che le certificazioni europee e internazionali (soprattutto quelle informatiche) si basano su di una impostazione nozionistica e talvolta sono troppo legate al contesto a cui si riferiscono, sicuramente sono molto efficaci per chi già è inserito nel mondo del lavoro, ma risultano troppo lontane dalla natura didattica delle collaudate attività pratiche, che si affiancano agli aspetti teorici delle discipline insegnate; tali certificazioni, pertanto, non potranno mai essere considerate come alternativa alle attività in presenza dell'Insegnante di laboratorio. Le certificazioni, infine, comportano talvolta spese a carico delle famiglie e sempre comunque sono a carico delle istituzioni scolastiche.

Per tutte queste considerazioni si chiede di rivedere l'impianto del Riordino laddove si dimezzano o si eliminano le ore degli Insegnamenti Tecnico Pratici.
Si ritiene, infatti, che la quasi totale abolizione della figura del Docente Tecnico Pratico, sia un vero e proprio spreco di risorse pubbliche che si affianca all'ingente impegno finanziario che dovrà essere previsto per sovvenzionare gli enti di certificazione, le organizzazioni esterne e le aziende, che otterranno finanziamenti per convenzioni e contratti, senza che sia accertata la qualità superiore di tali attività rispetto alle attività pratiche tradizionali.
Tutto questo avviene mentre restano irrisolti quei problemi che attualmente pregiudicano notevolmente la qualità della didattica, parliamo ad esempio delle ''Classi pollaio'' e della mancanza di stabilità degli organici che, di fatto, vanifica gran parte delle iniziative innovative e sperimentali nella scuola italiana.

Alla luce di quanto sta già avvenendo negli Istituti Tecnici, possiamo affermare con estrema convinzione che stanno scippando le attività di laboratorio agli Insegnanti Tecnico Pratici per lasciarle nelle mani di organizzazioni esterne che dovranno essere remunerate dal Sistema Scolastico Pubblico o addirittura dalle famiglie, per offrire un servizio che non è detto che sia migliore di quello che si offriva prima del cosiddetto ''Riordino''.

Gli Insegnanti Tecnico Pratici (ITP) hanno maturato esperienza ultraventennale nell'Insegnamento, sono docenti specializzati e qualificati e sono in grado di portare avanti con professionalità lo sviluppo di esercitazioni pratiche interdisciplinari complesse e didatticamente collaudate, nel corso degli anni in modo talvolta subdolo si sono visti relegare a ruoli marginali, in compresenza con un numero eccessivo di docenti e quindi senza possibilità di incidere efficacemente nell'azione didattica. Dopo il dimezzamento delle ore di laboratorio ormai si riesce soltanto a dare gocce di sapere, dilazionate a volte in tempi così lunghi da non consentire agli alunni di consolidare i contenuti.

Perchè le attività pratiche sono così allettanti per gli investitori privati, mentre lo Stato allontana chi è in grado di portarle avanti senza costi aggiuntivi per la comunità?

Ma al Ministro tutto questo qualcuno glielo ha riferito?

L'attività dell'Insegnante Tecnico Pratico è attualmente l'unica in grado di garantire a tutti gli studenti in modo indiscriminato le stesse opportunità didattiche. Iniziative quali certificazioni ed esperimenti del tipo ''Classe 2.0'' sono troppo selettive. Non tutte le scuole possono aderire e, anche nell'ambito di uno stesso Istituto, sono rese disponibili solo per alcune classi mentre la maggior parte degli studenti ne viene escluso. Ancora più grave è poi il caso in cui si formano delle classi sulla base della disponibilità delle famiglie a dare un contributo finanziario per consentire ai loro figli di utilizzare gli strumenti tecnologici più avanzati: Lim Tablet, Notebook, ecc. Questo significa creare discriminazioni fra gli studenti sulla base delle loro possibilità economiche.
Naturalmente non si vogliono respingere le proposte di innovazione nel mondo della scuola, si chiede quindi di analizzare la situazione nel complesso, cercando di trovare una soluzione che offra le stesse opportunità a tutti gli allievi a prescindere dalla scuola frequentata e dal ceto sociale.
Consultando l'elenco delle classi di concorso in esubero appare subito evidente che le discipline che risentono maggiormente dei tagli previsti dal riordino sono quelle legate alle tecnologie: laboratorio di informatica gestionale, laboratorio meccanico-tecnologico, laboratorio di elettronica, laboratorio di elettrotecnica, si perderebbero quindi moltissimi docenti la cui professionalità potrebbe essere utilmente impiegata in molti settori del Sistema Scolastico Italiano.
In particolare la teoria che si voglia delegare ad esterni l'insegnamento delle attività pratiche è forse l'unica chiave di lettura del mancato inserimento delle ore di laboratorio di informatica gestionale nell'indirizzo 'Amministrazione, Finanza e Marketing' nell'arco dell'intero quinquennio, quando tra gli obiettivi dell'indirizzo si legge: ''Saper utilizzare tecnologie e software applicativi per la gestione integrata di amministrazione, finanza e marketing''. Come si può ipotizzare, infatti, di trascurare le tematiche e le applicazioni pratiche inerenti il Web-marketing e l'E-commerce all'interno del Marketing tradizionale?

Alla luce di quanto finora esposto si richiede di intervenire con la massima urgenza in vista delle imminenti scadenze per la definizione degli organici per il prossimo anno scolastico. In particolare:
1. occorre ripristinare il numero delle ore di attività di laboratorio pari o quantomeno rapportabili ''dignitosamente'' al monte ore previsto prima del Riordino: considerando che le nuove metodologie per le attività laboratoriali saranno introdotte soltanto in maniera progressiva, si rende necessario prevedere un periodo di transitorietà nel quale dare ancora spazio agli ITP in attesa che il sistema scolastico sia in grado di rinnovarsi così come previsto dalle linee guida, limitando il ricorso a professionalità esterne con costi attualmente troppo elevati per le istituzioni scolastiche e per le famiglie;
2. estendere ad altri ordini di scuola secondaria l'inserimento della figura dell'insegnante Tecnico Pratico, sulla base del proprio campo di specializzazione, per poter realizzare un coordinamento tra le attività didattiche e l'attuazione di progetti ed iniziative al fine di potenziare le attività pratiche interdisciplinari, in particolare con l'uso delle tecnologie;
3. Dare la possibilità ai docenti ITP che avessero conseguito Laurea o abilitazioni ad altri insegnamenti di transitare, se lo richiederanno, in altre classi di concorso.




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