La ruota quadrata

“Una fatica così non la voglio mai più fare! È come pedalare con una ruota quadrata: sempre sotto sforzo e ogni tanto nessuna resistenza...” Confessioni di un sindacalista”, dopo le RSU di aprile 2018)


26 Maggio 2018 | di Stefano Battilana

La ruota quadrata Pubblica dichiarazione: basta con queste elezioni RSU!
 
È andata bene, possiamo dire, e proprio per questo possiamo permetterci considerazioni critiche, perché siamo arrivati all’altezza dell’uva (un altro modo per dire che siamo alla frutta...). Tuttavia, siccome i dati della recente tornata RSU 2018 sono ancora fluidi e in itinere, non è tuttora possibile un approfondimento dei risultati del voto.
 
Già che a distanza di due settimane ancora non si riesca ad avere una fotografia definitiva o attendibile dei risultati elettorali, la dice lunga sulla qualità di questo Rosatellum sindacatocratico. È un sistema che ha sottoposto a una prova durissima tutte le strutture provinciali dei vari sindacati, che hanno messo in campo ogni energia e risorsa in questa competizione non virtuosa, che consente ad ognuno di cantar vittoria sui risultati, indipendentemente dagli stessi, come ai tempi della Prima Repubblica: tutti hanno vinto, a modo loro, chi non ha vinto, ha tenuto, chi non ha neppure tenuto, ha messo a nudo il sistema, ecc. Senza contare che, nella stragrande maggioranza dei casi, le province con le loro strutture sindacali hanno veramente raschiato il fondo del barile per trovare candidati e poi voti. E parlo di tutte le strutture sindacali: da tanti ho avuto questa testimonianza, chi ha lavorato sul campo, ha messo in campo tutte le risorse possibili e vede già con ripulsa il reiterarsi di questo rito fra soli 3 anni. Sarebbe ora di dire basta a questo periodico stress-test inattendibile e inefficace: le scuole di sicuro non ne possono più di questa liturgia triennale che promana da Roma, riversando sulle strutture locali una marea di adempimenti astrusi, di moduli cartacei, di intere giornate e serate di lavoro, alla defatigante ricerca di tutti gli attori della pantomima.
 
Qualche segnale di ribellione, oltre al generale calo dell’affluenza, c’è già, qua e là: scuole che non hanno fatto il quorum (anche perché qualche sindacato escluso ha suggerito di non votare), molte che l’hanno fatto a malapena (con i docenti - i soliti renitenti... - chiamati a uscire dalle aule per votare), liste che non hanno raccolto neppure i voti degli iscritti, votanti che non ricordano (?) chi hanno votato, schede bianche (a colmare il quorum?) e nulle in aumento. E tutto questo per cosa?! Per trovare candidati (è questa la vera fatica...) che portino voti a ragioni o identità non meglio precisabili. Se ci pensate nelle Elezioni RSU non si confrontano programmi, ma strutture, non si confrontano idee diverse di scuola, ma capacità di reclutamento, non si confrontano proposte, ma si catalizzano generiche proteste o interessi di parte.
 
Se ci pensate bene, trovare i candidati è come individuare i TAS e allora tanto varrebbe tornare al vecchio sistema e nominare direttamente alla contrattazione: il riesumato sistema delle RSA darebbe vigore a un sistema di democrazia di base, quale quello dei delegati di scuola e ci eviterebbe un sistema farraginoso, che è rapppresentativo solo per la quantità del personale coinvolto (circa 1/10 per vari giorni e innumerevoli ore di lavoro, sottratte alla didattica). È mai possibile che in questo cimento triennale non vi siano piattaforme nazionali di governance a confronto? È mai possibile che gli elettori diano voti che si pesano solo a Roma, ma che invece, al livello più vicino al loro, investono di una rappresentanza indistinta anche gli eletti con una quota di tribuna? (le RSU sono, alla fine, tutte uguali, sia quelle elette con 10 voti sia quelle elette con 50...) è mai possibile affidare a questa lotteria di condominio, il pondus relativo a ogni sindacato per stabilire regole nazionali e contratti?! Non possiamo subire ancora questo sistema senza denunciarlo, senza produrre (finché la memoria è fresca e finché l’abbiamo scapolata, ancora una volta...) una proposta pubblica e gridata a un prossimo nuovo governo: la base non lo sopporta più, i quadri lo aborrono, i vertici (sindacali) devono prenderne atto ... Voto nazionale su programmi e piattaforme per la scuola!



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